attondare v. tr. (uso fig. anche intrans.)
“Il mondo si fa largo gridando. Io lo attondo in silenzio.”
1. [storico/tecnico]
Arrotondare un’estremità, smussare un bordo.
“La punta dell’acciarino era attondata” (Italia centrale, XVIII sec.)
2. [neodomestico]
Arrotolare con ordine e torsione morbida un oggetto flessibile, spec. tubo da giardino.
“Hai attondato la pompa prima che si attorcigliasse come un’anguilla isterica?”
3. [figurato poetico]
Raccogliere e comprimere un’idea fino a renderla circolare, autoreferenziale, eccessivamente concentrata; dare al pensiero una forma chiusa, che non lascia via d’uscita.
“Ha attondato il discorso in un monologo, implodendo.”
4. [esistenziale]
Condurre l’esperienza entro una forma finita, rotonda, quieta.
“Era un uomo attondato, privo di spigoli e di espansioni.”
Etimologia: dal latino attondĕre (“radere, smussare, tosare”), risemantizzato nel XXI sec. da uso privato e poetico.
Riconosciuto in fonti storiche italiane e riattivato in contesto semantico contemporaneo.